Un colpo di pistola, esploso a Sarajevo, rimbomba in tutta Europa. Scoppia la guerra. Non è più tempo di sport, di vestiti di festa per la domenica a messa o nei caffè all'aperto. Non è più tempo di gite fuori porta e del mare preso d'assalto dai bagnanti ancora con i costumi abbottonati come alla moda di inizi '900. Non è più tempo di passeggiate, nel corso delle vecchie città, ma di trincee. Tra tra il luglio del 1914 e il novembre del 1918 il mondo "civile" è coinvolto in quella che sarà definita la "Grande Guerra" della quale proprio in questo mese e anno andiamo a ricordare il Centenario.
La Giornata dell'Unità Nazionale arriverà subito dopo, nel 1919. In ricordo di quanti, da cittadini, sono diventati soldati. Ragazzi privati della propria casa per andare a difendere una casa più grande, sotto l'ombra di una bandiera divisa in tre parti ma che simboleggiava unità e appartenenza.
Unità: una parola, un concetto che sarebbe bene fosse aggrappato al 4 novembre. Un messaggio da trasferire ai più giovani nelle scuole, agli operai nelle fabbriche, agli studenti.
E a tutti gli sportivi perchè lo sport è uno straordinario veicolo. In tempi in cui il profondo rispetto della bandiera non viene sempre da tutti esaltato, magicamente avviene quando la bandiera sale sul pennone dello sport. Questo, con i suoi valori, aiuta a formare individui sani e nel corpo e nella mente. Lo sport possiede una straordinaria capacità d’aggregazione e per questo svolge un ruolo sociale importante: promuove valori come lo spirito di gruppo, il rispetto, il sacrificio, il senso di appartenenza.
Almeno per un giorno, in questo 4 novembre e negli altri che seguiranno, potremmo davvero cominciare a fare le prove di unità nazionale superando steccati desueti e impolverati dal tempo. Magari, piano piano, entreremo in una nuova epoca. Sicuramente più civile e con meno freni per una crescita complessiva di questo nostro Paese.