Firmato il DPCM che sospende le attività di palestre e piscine

"Sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per quelli con presidio sanitario obbligatorio o che effettuino l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi; ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento": questo il contenuto del Dpcm che entra in vigore lunedì (26 ottobre), fino martedì 24 novembre.

Sono state annunciate da Conte misure di sostegno economico previste in Gazzetta sin dai primi della settimana entrante.

Un decreto che ha spiazzato tutti. Soprattutto dopo i controlli degli organi deputati che non avevano riscontrato irregolarità significative nelle palestre e nelle piscine italiane.

Un Decreto che colpisce soprattutto il mondo dello sport e della ristorazione e che ha, tra le sue novità, la chiusura alle 18 dei locali pubblici. La domenica e i giorni festivi bar e ristoranti possono rimanere aperti. Su questo ha pesato il parere del Comitato tecnico scientifico consegnato al governo perché secondo gli esperti "l’apertura domenicale dei ristoranti può essere utile per limitare le riunioni familiari". E proprio sulla base di queste considerazioni si è deciso di accettare la richiesta della Regioni. Sospese le attività anche di cinema e teatri. Resta lo spostamento tra Regioni.
L’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a volgersi in presenza (...), le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica (...) incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività. Gli spostamenti tra Regioni restano liberi. Per quanto attiene i trasporti pubblici: "È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute".