Sull'ipotesi di dover presentare un passaporto vaccinale per accedere alle palestre.
In queste settimane si ascoltano le voci più disparate sulla riapertura delle piscine e delle palestre e più in generale dello sport di base, ormai pressochè fermo dalla fine dello scorso mese di ottobre.
Questa seconda chiusura forzata produrrà danni certamente più profondi di quella della scorsa primavera. Gli effetti saranno devastanti sia nell’immediato, sia nel medio e lungo periodo e colpiranno la già fragile economia del settore sportivo.
Tra le proposte ascoltate ce n'è una di fronte alla quale non si sa se ridere o piangere. Ci riferiamo all’ipotesi che, per l’accesso alla strutture sportive, venga richiesto il cosiddetto passaporto vaccinale.
Documento di cui, allo stato, non si conosce praticamente nulla: né sulla sua effettiva realizzazione, né tantomeno sui tempi che esso richiederebbe. Se è vero che, forse tra un anno potrebbe essere uno strumento per convincere coloro che non si saranno vaccinati a farlo e quindi a poter frequentare luoghi di aggregazione come piscine, palestre, cinema e stadi, nonché a viaggiare, nell’immediato appare davvero una provocazione.
Lo sport merita rispetto e non idee in libertà che rischiano di comunicare concetti sbagliati.